Maigret si sbaglia by Georges Simenon

Maigret si sbaglia by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: poliziesco
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret)
pubblicato: 2004-01-31T23:00:00+00:00


V

La mattina dopo, Maigret aveva in bocca uno spiacevole sapore di grappa; aveva l'impressione che il suo alito odorasse ancora di alcool scadente ed evitava di parlare coi colleghi troppo da vicino.

Quando lo chiamarono al telefono tutti i capi servizio erano riuniti, come ogni mattina, nell'ufficio del Capo, le cui finestre davano sulla Senna. Ognuno aveva in mano una cartella più o meno grossa. La giornata era grigia, il fiume aveva un brutto colore, la gente camminava in fretta come il giorno prima, soprattutto mentre attraversava il ponte Saint-Michel spazzato dal vento. Gli uomini alzavano le braccia per tener fermo il cappello, le donne le abbassavano per tener giù le sottane.

"Può farsi dare la comunicazione qui."

"Temo che sia una cosa lunga, capo" disse Maigret "è meglio che vada nel mio ufficio."

Gli altri, che probabilmente non avevano bevuto grappa la sera prima, avevano tuttavia una brutta faccia come lui e sembravano di cattivo umore. Certo era colpa della luce.

"È lei, capo?" domandò la voce di Janvier, nella quale Maigret sentì una certa agitazione.

"Che cosa è successo?"

"È venuto adesso. Vuole che le dica i particolari?"

In complesso anche Janvier che aveva dormito sul divano di Lulù non doveva avere una gran bella faccia.

"Ti ascolto."

"Ecco: è accaduto pochi minuti fa. Ero in cucina a bere una tazza di caffè che mi ero preparato. Non avevo la giacca né la cravatta. Le dirò che mi sono addormentato molto tardi, stanotte."

"La serata è stata tranquilla?"

"Io non ho sentito niente. Non riuscivo a dormire, tutto lì."

"Vai avanti."

"È semplicissimo, talmente semplice che non mi sono ancora ripreso. Ho sentito il rumore di una chiave che girava nella serratura. Sono rimasto fermo mettendomi in modo da poter guardare nel salotto. Qualcuno è entrato in anticamera e ha aperto la seconda porta. Era il professore che è più alto e più magro di quel che io non credessi. Aveva un cappotto scuro, lungo, una sciarpa di lana al collo, il cappello in testa e i guanti."

"Che cosa ha fatto?"

"Ecco. È proprio quello che vorrei poterle spiegare. Non ha fatto niente. È venuto avanti pian piano, con l'aria di un uomo che torna a casa. Mi sono domandato per un attimo che cosa stesse guardando con insistenza, poi ho capito che guardava le mie scarpe che avevo lasciate sul tappeto. Voltandosi mi ha visto e ha aggrottato le sopracciglia, appena appena, non ha trasalito. Non sembrava né imbarazzato né spaventato.

"Mi ha guardato con l'aria di uno che pensasse a tutt'altro e a cui occorresse un certo tempo per tornare alla realtà. Poi mi ha domandato senza alzar la voce:

""È della polizia?"

"Ero così meravigliato del suo aspetto e dalle sue maniere che ho fatto soltanto un cenno di assenso.

"Siamo rimasti per un bel po' in silenzio tutti e due e dal modo con cui guardava i miei piedi senza scarpe ho avuto l'impressione che non fosse entusiasta della libertà che mi ero preso. Può darsi che sia stata una mia impressione e che non si occupasse affatto dei miei piedi.

"Sono riuscito a



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